Blackout e dintorni
Sapreste trovare al buio la candela che avete messo in luogo “strategico”, (insieme a una scatola di fiammiferi), per cercare la luce in caso di grave blackout?
Oppure sapreste trovare la pila che -al medesimo scopo – avete riposto in luogo altrettanto strategico, e assicurandovi che fosse carica?
Al contrario: pensate che vagolereste al buio, sbattendo contro gli stipiti, maledicendo la vostra irrequietezza, che vi porta a cambiare di posto spesso alle cose?
Quella sera accadde, lo ricorderete. Improvvisamente tutto tacque: si spense la luce in casa, la tv vi privò della vostra finction gialla preferita; ilcomputer vi tradì e non avevate neppure salvato il testo e la foto che tanto vi interessavano.
Già, la candela, almeno la luce! Ci scherzo, ma il ricordo ancora mi fa non so se ridere o piangere: quella sera – ricordo – la faccenda buio durò abbastanza da far sì che in frigorifero il burro si ammorbidisse e la cipolla che avevo incautamente riposto, senza accuratamente avvolgerla, consentisse a un odore non piacevole di ammorbare lo spazio. In freezer, poi, avevo appena messo una certa quantità di provviste per una festa che avevo in progetto di dare.
Per noi moderni abituati ad avere a disposizione tutta la luce che occorre, per la abbondanza di energia che richiediamo ogni minuto, quando questa, sotto la forma più consueta, quale è la luce, viene a mancare, ci sentiamo smarriti, non meno di come tali ci sentiamo se scopriamo di non conoscere altre forme di conservazione degli alimenti che quella del frigorifero. Pensiamo fuggevolemente: come facevano i nostri avi a fare questo e quello, senza alcuno degli ausili energetici che noi abbiamo?
Quella sera in cui venne a mancare la luce per molto tempo una fiammella tuttavia, almeno quella, me la potei concedere: l’umile candela era proprio nel solito posto di sempre, avendo scampato recenti miei traslochi di oggetti, nella mia irrequieta ricerca – mai paga – di sistemazioni di arredo.