Degrado sull’ultimo miglio
Di Alfredo Tamisari, scritto il 15 giugno 2003
Talvolta la banalità del quotidiano offre spunti sorprendenti all’elaborazione della fantasia “Degrado sull’ultimo miglio” potrebbe essere il titolo di un film o di un racconto. La trama: la folle corsa di un treno avveniristico che si conclude in modo tragico. Immagino che qualche critico potrebbe leggerlo come la metafora del dramma che stanno vivendo l’umanità e il pianeta: dramma ambientale, mutazione antropologica indotta da uno sviluppo sfrenato e da una velocità cieca.
Invece, “Degrado sull’ultimo miglio” è la singolare definizione con la quale la società telefonica alla quale sono abbonato ha spiegato il disservizio che stavo subendo: l’interruzione della linea telefonica (e conseguentemente di internet) dovuta a un guasto di centraline e di centrali da individuare, percorrendo a ritroso, il miglio che separa la mia abitazione dai suddetti impianti, gestiti da un’altra compagnia telefonica che è nello stesso tempo concorrente e partner dell’impresa che mi fornisce il servizio.
Per correttezza, non rivelerò il nome della mia società telefonica: vi basti sapere che è quella che ha velocissimamente cablato la nostra città , che si sta apprestando a fare la stessa cosa in altre importanti città d’Italia, che è sponsor di un’importante squadra di calcio di serie A… Ebbene: è lei, l’avete capito! Ed è lei che io ho avuto la disgrazia di incontrare circa un anno fa, abbagliato dalla tecnologia d’avanguardia che mi veniva proposta e dalle vantaggiose condizioni economiche del nuovo contratto.
Fino ad allora non avevo avuto motivi di lamentele per il servizio telefonico, anzi avevo sempre riscontrato puntualità , serietà , efficienza. Ciò che soprattutto non era mai venuto meno era stato il rispetto e la considerazione nei miei confronti.
Del resto, che il cliente-consumatore sia da considerarsi “sacro”è sempre stato un principio indiscutibile – quasi un dogma – osservato, fino a qualche tempo fa, da ogni fornitore, da ogni azienda erogatrice di servizi.
In particolare, il servizio telefonico, al pari di elettricità e gas, è sempre stato ritenuto uno di quei servizi “di pubblica utilità”; che non potevano in alcun modo subire, se non in casi di calamità , disservizi gravi o interruzioni prolungate. Così non è più.
Dal 29 maggio fino al 12 giugno 2003 – dunque per 15 giorni – la mia linea telefonica è rimasta muta. Durante questo lungo periodo, ne ho fatte di tutti i colori. Ho inoltrato decine di segnalazioni e di reclami (con attese estenuanti solo per entrare in contatto con gli operatori del “servizio clienti”, senza che mai nessun responsabile tecnico si prendesse la briga di contattarmi personalmente al mio cellulare. Di questa esperienza, ciò che mi ha più feritoè stata l’arroganza e il disprezzo nei miei confronti, tanto che, alla fine, sono stato costretto a rivolgermi a un legale.
Ci hanno raccontato a lungo e continuano imperterriti a farlo, la storiella delle privatizzazioni, del libero mercato, della concorrenza: tutti salutari fattori di progresso, di libertà , di regolazione dei prezzi, di garanzia per tutti i cittadini, grazie anche alle meraviglie e all’onnipotenza della nuove tecnologie. Nel contempo si sono moltiplicate le associazioni in difesa dei consumatori e sono aumentate a dismisura le cause per truffa in tutti i tribunali. In quanto alle tecnologie, esse soffrono del medesimo limite del loro creatore – l’uomo – che divino non è: la fragilità .
Evidentemente qualcosa non funziona: siamo stati ingannati. Indietro non si può tornare. Ma se ci fermassimo almeno per un po’, solo il tempo per riflettere? Occorre farlo. Forse stiamo davvero arrivando all’ultimo miglio”.
N.B. – La nota che precede è stata scritta poco meno di tre anni fa. La ragione per la quale l’ho riproposta sta nel fatto che, da allora, le cose sono rimaste allo stesso punto: vale a dire che i disservizi gravi nel campo della telefonia, da quando è iniziata la privatizzazione, proseguono in modo vergognoso. La prova di quanto affermo ve la potrebbe fornire una mia amica (L. V. abitante a Milano, in via Teano 28, abbonata alla mia stessa società telefonica), la quale ha da poco subito un’interruzione della linea telefonica di ben 6 giorni e per gli stessi motivi da me raccontati qui sotto.
A questo punto, non c è più motivo per cui il nome della Società sia oscurato: si tratta della Fastweb. Anche se per onestà debbo dire di avere notizie non proprio edificanti circa la correttezza e l’efficienza di altre società telefoniche.
Che fare? Noi, poveri cittadini utenti, ben poco. Se non protestare e invitare amministratori e politici a fare sul serio (e non solo nel settore della telefonia) per eliminare alla radice aberrazioni indegne di un Paese civile.
di Alfredo Tamisari – 03 Febbraio 06